È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
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le nostre storie raccontante

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2008 01:41
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05/06/2007 16:46

[SM=g27992] se penso che fra nemmeno un'ora viene soppresso mi sento male [SM=g28000]
http://www.fridacocker.it
05/06/2007 18:50

Shy è morto...
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A PORTATA DI IDEE
MODERATORE
06/06/2007 09:29

Lo sò come ci si sente, anche perchè è capitata anche a me una situazione così con un cane che avevo, ma piuttosto che vederli soffrire... [SM=x1104427]
Enzo
06/06/2007 11:48

[SM=x1104390] a tutti quanti! Grazie per le vostre dimostrazioni di affetto!


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06/06/2007 13:57

Cara manipura, con un po' di ritardo mi associo anch'io agli altri utenti.
E' una cosa tristissima addormentare un proprio animale, ma spesso è una dimostrazione ulteriore d'amore perché non facciamo prevalere il nostro egoismo di averli accanto a tutti i costi...
Un abbraccio stretto a tutta la famiglia,
06/06/2007 17:27

06/06/2007 18:37

UN VIAGGIO
Un viaggio…
Avevo 17 anni e una vita già distrutta…
Un solo ultimo viaggio concessomi da miei per darmi l’estremo saluto. Ormai si erano rassegnati a vedermi volare via come un uccellino che ancora non sapeva volare e che sarebbe caduto per sempre giù dal suo nido…

Mio padre era andato contro tutte le sue idee, contro i suoi pregiudizi, i suoi preconcetti…
Mia madre aveva tolto la maschera della severità e si era arresa alla flebile voce di quella creatura esile e morente che avrebbe dovuto sopravvivere a lei…
Invece si sovvertiva ogni legge. Un genitore sopravviveva al figlio.

C’era forse qualcosa di più sbagliato?

Ma io non sapevo…mi ostinavo nella mia battaglia solitaria, sconfitta e con le armi ormai distrutte. La battaglia contro me stessa.

Cosa si può negare ad un figlio che ormai non ha più nulla da chiedere, se non un ultimo, inspiegabile desiderio?

Così io e mio padre eravamo partiti, quel pomeriggio di quasi 17 anni fa, per cercare, in un estremo tentativo, di restituirmi la voglia di vivere che non avevo più.

Un giocattolo…non era solo un altro giocattolo che un bambino può chiedere ad un genitore pestando i piedi, coi soliti capricci di una giovane creatura che non si sa porre limiti. No. Poteva forse essere qualcosa di più.

Lasciavamo la città e andavamo verso la campagna. I miei occhi non scorgevano le differenze tra un paesaggio e l’altro. Ormai il mio mondo era chiuso in me stessa: tutto il resto era uno scorrere di immagini senza senso, una vita che non mi apparteneva più, che non desideravo, perché non sentivo “mia”.

Arrivammo quindi ad un casolare di campagna. Mio padre parcheggiò dove potè. Ci vennero incontro le galline, i piccioni, qualche gatto…e fui stranamente attratta dalla fuga di un cane che non seppi distinguere. Intorno c’erano altri cani, pochi, per la verità, ma non sentivo paura. Forse solo un insolito, strano senso di curiosità.

Dalla finestra di una casa un ragazzetto ci vide e sembrò chiamare qualcuno. Arrivò la signora con cui erano stati presi gli accordi previa telefonata. Una signora robusta, decisa, con in braccio un cane. Ci sorrise e si presentò. A quelle parole il cane scappò via seminando il trambusto nella placida vita degli animali da cortile.

Gli astanti si misero subito a cercare il cucciolo che, impaurito, si era infilato chissà dove, correndo a più non posso tra le galline ed i piccioni. Solo dopo qualche momento di confusione generale, il ragazzetto che avevo visto dalla finestra ritornò col cucciolo.

La povera bestiola spaventata si rifugiò tra le braccia della matrona in cerca di protezione. “Ecco”, ci disse lei “E’ questo il cane. Ma se volete c’è il fratellino. Vieni qui!” Subito un altro cagnolino molto simile al fuggitivo si fece notare. Erano molto simili, ma il pelo di quest’ultimo era riccio, quasi impolverato, e i suoi occhi vivaci lasciavano intendere che si trattasse di un animaletto di carattere forte.

Improvvisamente, il cucciolo in braccio alla matrona dai modi ruvidi ma cortesi mi guardò. Non fece grandi movimenti. Semplicemente mosse la testa e puntò gli occhi verso di me. Il suo sguardo mi colpì: era lui. Sapevo che era lui. Ci eravamo riconosciuti subito.

Con una decisione che forse stupì anche mio padre, glielo indicai e rimasi ferma su quel bastardino di tre mesi che già avevo chiamato Shy, che in inglese significa “timido”.

Così Shy venne con noi. Così iniziò la sua vita con noi. Con un viaggio di ritorno verso una città che non aveva mai conosciuto e che sarebbe diventata per lui la sua vera casa.

E così, quasi senza accorgermene, iniziò la mia rinascita.

Quante urla, quanti pianti ha sentito quel piccolo tesserino nei suoi primi mesi di permanenza con noi. Attimi in cui nemmeno lo volevo più vedere, in cui ero persino gelosa dell’affetto che gli dimostravano…ed invece lui era sempre lì, in quei momenti, vicino a me.

E che divertimento, invece, col passare del tempo, nel vederlo rincorrere i piccioni come faceva da piccolo! Che divertimento anche quando nascondeva le ossa del pollo nei vasi dei fiori e poi le dissotterrava e, sporche di terra, le nascondeva nelle poltrone, tra gli angoli dei cuscini ed i braccioli!

Shy aveva l’istinto paterno. Due anni dopo arrivò un gattino che prese subito sotto le sue cure, leccandolo e trascinandolo con sé ovunque andasse, in giro per l’appartamento.

Shy era Shy.

E gli anni passavano…e un anno e mezzo fa io mi trasferii, per studio e per amore, in un paese. Ma sebbene non vivessi più lì, Shy mi accoglieva sempre festosamente ogni volta che varcavo la soglia di casa dei miei…sempre più vecchio…sempre più stanco e lento nei movimenti…


Domani Shy verrà soppresso. Alle 17.30, la veterinaria lo addormenterà. Nel giro di un paio d’ore lui non ci sarà più.

…e io sarò lì, così come una volta sono andata a prenderlo per portarlo in una grande città, in quel momento sarò lì, per stargli accanto mentre lentamente si abbandonerà tra le braccia di Qualcuno che lo porterà in un luogo meraviglioso, un prato verde dove poter ricominciare a vivere e dove, un giorno, ci rincontreremo.

Sarò lì per dirgli: grazie.
Grazie, perché 17 anni fa, in un viaggio di andata e ritorno, mi è stato regalato un angelo che mi ha restituito la vita.
E domani, quell’angelo tornerà a volare.



Paola Elena Ferri
5 giugno 2007


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07/06/2007 22:08

[SM=x1104378] [SM=x1104426]
che meraviglioso tesoro hai ricevuto


07/06/2007 22:19

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11/06/2007 11:50

Complimentissimi per queste parole... sei riuscita veramente a trasmettermi tanto...
Sono meravigliose le sensazioni che possono regalarci gli animali... Shy è stato davvero grande nella sua impresa quasi impossibile...
Un abbraccio,

11/06/2007 17:46

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